Maldifiume by Baldanzi Simona

Maldifiume by Baldanzi Simona

autore:Baldanzi, Simona [Baldanzi, Simona]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Comfort e sconforto

Al Mulino? È uno scherzo, vero? Ero andata negli uffici del turismo della Regione Toscana per parlare del mio progetto lungo l’Arno e avevo ricevuto informazioni e contatti dalla dirigenza. Ilaria, un’impiegata appassionata del suo lavoro, aveva inviato una richiesta di ospitalità proprio per quell’albergo bellissimo a Firenze. «Da noi si rivolgono molti giornalisti di testate internazionali per raccontare il territorio e li aiutiamo come facciamo con te. L’ho individuato per la sua storia. Un vecchio mulino finemente restaurato in quel punto d’Arno. Sentiamo se vi ospitano».

Siamo arrivati con zaini e scarponi, ospiti insoliti in mezzo a turisti da ogni parte del mondo. Chi è che dorme in albergo nella propria città? Sotto il porticato, le rondini se ne stanno comode e vicine, avvezze alla nostra presenza. Alla reception ci spiegano che c’è molta attenzione per le rondini, che è un po’ scomodo mantenere pulito, ma non le cacciano, lasciano i nidi dove stanno. Questa piccola attenzione ci ha messo a nostro agio.

Dopo la birra, dopo i saluti a mio fratello e la sua ragazza, è venuto il tempo della doccia e poi sono corsa a guardarti da vicino. Qua fai un salto pazzesco e sei schiuma di cappuccino fino all’altra parte della pescaia, da cui siamo arrivati poche ore fa. Qua sei eternamente cascata. Sto seduta sul bastione, come da piccoli si sogna pensarci marinai o sciamani di qualche villaggio. Quei punti di mondo, in cima a un campanile, al bordo di una scarpata, sul crinale di una vetta, su una scogliera alta sul mare, dove a tutti è capitato di sentirsi onnipotenti e poi tremendamente piccini. Quei momenti in cui gonfi il petto e respiri e ti senti il mondo intero e poi vorresti rannicchiarti fra dei cuscini morbidi per la vergogna della grandezza appena sfiorata. Uno spettacolo regale. El rio, si dice in spagnolo per indicare il fiume. Un re scapestrato, un dio vagabondo, un amante nel porto.

Dopo aver scaricato le foto e concordato gli appuntamenti del giorno dopo, decidiamo tutti e quattro di prendere le biciclette dell’albergo e seguire il tuo lungo mantello di parco dell’Albereta, un po’ sfrangiato dalla devastante tromba d’aria della scorsa estate. Tante le persone che passeggiano, che portano i cani, tanti i bambini che giocano. Ci imbattiamo in una gran folla che arriva con palloncini, maglie colorate, risate e qualche urla per far spazio. Lo facciamo. Li guardiamo passare, in grandi gruppi, a decine. Alcuni anziani dell’Auser con le pettorine arancioni ci dicono che è la “Corri in città”, che si svolge ogni mercoledì all’ora del tramonto per mantenere viva la città e ogni volta scelgono percorsi diversi. Li seguo con gli occhi mentre ti corrono accanto e passano il ponte e li vedo lungo l’altra riva e sembrano un bruco che prova a farti il verso. Noi quattro pedaliamo e il cielo si fa rosa e tutti i colori della pesca si fanno buccia su di te, poi diventano petali del fiore d’ortensia e poi lucida susina. Noi



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